Qualunque sia il nuovo contratto, a mio parere il rapporto fra badanti e datori di lavoro è e resterà sempre caratterizzato generalmente da conflittualità , insoddisfazioni reciproche, scontri.
In tutti gli altri rapporti di lavoro chi assume lo fa per produrre servizi o ricchezza. Basta che il lavoratore costi meno di quanto contribuisce a produrre, e tutto va a meraviglia: quel che il datore di lavoro si aspetta è in definitiva molto semplice, entrambi traggono vantaggi economici, e ben poco altro importa. Al termine dell’orario il dipendente se ne va a casa sua, e fino alla ripresa del successivo turno a nessuno dei due interessa cosa fa l’altro. Lo stesso avviene nel settore pubblico dove lo Stato, pagato dai contribuenti , tramite i dipendenti della p.a. eroga (o dovrebbe erogare) servizi ai cittadini nella misura e qualità previste da norme di legge.
Il rapporto di lavoro domestico, nella fattispecie che interessa a noi, è molto diverso. Intanto nasce già non da libera volontà ed interesse economico, ma da necessità , da obbligo: ci si piega ad assumere una badante quando necessita una prestazione che, stante la latitanza disarmante dello stato sociale, nessun altro soggetto è in grado di offrire: o non esiste più, se mai è esistita, una cerchia famigliare, oppure esiste ma per motivi di lavoro, di salute o di altrettanto pressanti impegni famigliari è nell’impossibilità reale di garantire presenza ed assistenza. Una volta scartata l’ipotesi della casa di riposo, onerosa, sempre alienante e spesso squallida, accettabile forse solo quando l’assistito non ha più la percezione di sé o necessita di continui trattamenti sanitari di maggior livello, non resta che adeguarsi , obbligati, appunto, alla soluzione della badante.
Quella che inizialmente sembra LA soluzione, presenta ben presto due problematiche che, a mio parere, sono all’origine vera dei malumori. La prima è che si introduce un estraneo in casa,magari di lingua, cultura, tradizioni molto lontane, e non è cosa da poco, lo sappiamo bene, ma talvolta superabile. La seconda è a mio parere quella di più difficile soluzione. Ci si aspetta non solo che la badante sappia fare la donna di casa, talvolta l’infermiera, ma che sostituisca pienamente un familiare, cosa che non è possibile: un familiare fornisce la materialità dell’assistenza condita con affetto, talvolta amore, altre volte semplice riconoscenza, mentre l’estraneo potrà solo offrire, nei casi fortunati, serietà e professionalità. Tante volte l’esigenza vera dell’assistito è proprio la presenza di persona legata affettivamente, uno dei ‘cari’. Non è possibile pensare di risolvere la questione con un estraneo, per bravo che sia. Se poi la badante recita la parte del familiare, il tutto si complica ulteriormente. La veste ‘mercenaria’ delle attenzioni degrada il livello delle stesse, che diventano mal tollerate , e questo è un fenomeno comune nei rapporti fra le persone: basti considerare ad esempio come anche nella sfera più privata dei rapporti umani , a prescindere dalla sostanza del rapporto , quello che è normalmente lecito diventa moralmente condannabile non appena compare il denaro. A rincarare la dose ci si mettono a volte le stesse badanti, che nel maldestro tentativo di mostrare quanto siano in grado di sostituire in tutto e per tutto i familiari, dispensano effusioni non richieste e tantomeno gradite dall’assistito, che ne percepisce immediatamente la ‘falsità’. Ho dovuto scartare subito una candidata che al primo incontro si è gettata a sbaciucchiare la zia. Un pessimo inizio.
L’unico aspetto che potrebbe in parte mitigare la complessiva insoddisfazione per un rapporto di lavoro che a motivo delle sue peculiarità nasce sempre sotto cattivi auspici è l’aspetto economico,
la sostenibilità. Ma siamo qui a confrontarci proprio per questo, perché la questione economica sta diventando l’ostacolo INSORMONTABILE a quella che , purtroppo, per quanto mal digerita, rimane l’unica soluzione sinora praticabile: il fai da te, la badante, appunto.
Non credo che le alte professionalità che ci stanno governando e che stanno per varare una riforma ‘ epocale’ siano all’oscuro. Quel che mi preoccupa, come ho già postato in precedenza, non è tanto che il nostro problema non sia noto o non venga riconosciuto come tale, quanto che la situazione economica imponga , sotto il cappello dell’ interesse generale del paese, scelte che abbiano su qualche ministro l’effetto della cipolla, e su di noi quello di un’altra bastonata.