Siglata l’intesa per il rinnovo del contratto nazionale dei collaboratori domestici, che interessa più di due milioni di lavoratrici e lavoratori. L’aumento concordato per i tre anni di vigenza contrattuale è di diciannove euro al mese per la categoria bs, quella più diffusa. Sembra poco, ma in un periodo in cui i redditi calano di oltre il 2%, il potere d’acquisto delle famiglie crolla di quasi il 5%, le banche erogano prestiti con il contagocce, anche un aumento in busta paga di 19 euro al mese ha il suo significato. Se non altro mantiene inalterato il costo della vita. E già è un risultato. Non è un caso che ci sono voluti due anni di trattative per arrivare all’intesa, alla quale hanno aderito tutte le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e Federcolf) e le associazioni datoriali Fidaldo e Domina.
L'intesa sancisce l'accordo sul complesso normativo che compone l'intero contratto e in particolare sui due temi cardine discussi a lungo durante gli ultimi incontri di trattativa: l'aumento salariale e il delicato tema della tutela della lavoratrice madre. Gli aumenti scatteranno dal primo gennaio 2014 e saranno erogati in tre tranche (gennaio 2014, 2015 e 2016). Il contratto nazionale del lavoro domestico già prevede un meccanismo di adeguamento annuale delle retribuzioni minime che garantisce almeno il recupero dell’80% dell’inflazione. L’obiettivo dell’intesa era recuperare il 20% drenato di anno in anno.
Altro punto delicato affrontato dal rinnovo contrattuale: la tutela delle lavoratrici madri. I rappresentanti dei datori di lavoro si sono detti disponibili a un prolungamento dei tempi di preavviso. Ora la parola passa alle consultazioni territoriali che si terranno tra maggio e giugno. Entro fine giugno si dovrebbe arrivare alla firma definitiva.
«Pur in una stagione difficile - affermano le organizzazioni sindacali - il rinnovo di un contratto nazionale che coinvolge oltre 2 milioni di lavoratrici e lavoratori è un segnale importante di responsabilità delle parti sociali, che ci auguriamo venga colto dal futuro governo con l'obiettivo di valorizzare sempre più questa professione, così nascosta ma sempre più importante in una stagione di progressiva riduzione del welfare pubblico».